Il bartender, il punto di incontro tra alcol e giovani
Matteo Barbieri è un apprezzato bartender modenese, sempre attento all’evoluzione della miscelazione. La sua professione, che prevede il confronto con un pubblico eterogeneo, gli permette di avere una visione ampia della società, per quanto possibile. Questa visione comprende l’osservazione del rapporto tra alcol e giovani.
Per queste caratteristiche Matteo è stato contattato da una scuola superiore di Modena per una iniziativa educativa molto utile per i giovani. Il bartender ha tenuto un lungo discorso in aula, di fronte a decine di giovani studenti, spiegando loro i danni provocati da un consumo irresponsabile di alcol.
Consapevole della delicatezza dell’intervento, Matteo si è ben prestato alla causa, sottolineando la necessità di una corretta informazione, e di un consumo responsabile dell’alcol. Perché la corretta conoscenza dei prodotti, e i giusti consigli, sono molto più utili dei divieti, a volte percepiti come incomprensibili.
E chi meglio di un bartender può spiegare le bevande alcoliche?
Un bartender a lezione
L’esperienza, educativa ma anche divertente, è avvenuta tra le aule di un istituto superiore, che ha dimostrato un notevole intuito nell’affrontare un tema delicato. Matteo Barbieri racconta l’esperienza:
“L’iniziativa è nata a seguito della chiamata dell’Istituto Superiore d’arte “Venturi” di Modena, per approfondire il rapporto tra alcol e giovani. Dopo un confronto con la professoressa Antonella Battilani abbiamo stabilito un piccolo programma con lo scopo di informare i giovani sull’alcol.
In particolare, abbiamo toccato alcuni argomenti critici che spiegano quali siano i danni che provoca l’abuso di alcol, ma anche di altre sostanze utilizzate dai giovani.
Ci siamo rivolti a ragazzi di 4° e 5° superiore, quindi di un’età molto sensibile al tema, e ho parlato in classe ai ragazzi dei danni provocati dall’abuso di alcolici. Insieme abbiamo discusso e ci siamo confrontati, svolgendo anche un questionario anonimo, nel quale i ragazzi spiegavano le loro abitudini.
Il questionario prevedeva dieci domande, grazie alle quali ho potuto approfondire alcuni argomenti in tema di alcol e giovani:
- quante volte uscite durante la settimana?
- vi piace bere?
- quali drink bevete?
- quanti drink bevete in una sera?
- dove andate a bere?
- dopo cena bevete amari o limoncelli, o liquori simili?
- fumate?
- assumete sostanza stupefacenti?
- quando bevete vi sentite più sicuri di voi stessi?
- che sensazione vi da il bere?
Ho trovato risposte divertenti ma anche serie, con una buona consapevolezza. C’è stata una buona risposta generica, e un notevole interesse verso la spiegazione dei danni che provoca l’abuso di alcol.
Ho parlato loro dei problemi provocati al cervello, al cuore, al sistema nervoso, alla nutrizione e alla alterazione della sessualità. Quest’ultimo argomento li ha profondamente toccati, essendo una tematica centrale nelle vie di ragazzi appena maggiorenni.
I problemi a livello celebrale sono stati molto seguiti: la perdita della memoria, la ridotta capacità di prestazioni intellettive, la mancanza di concentrazione, l’incoscienza, ma anche i problemi motori.”
La risposta dei ragazzi
“Ho trovato dei ragazzi splendidi, attenti e curiosi: non è facile mantenere l’attenzione a lungo, sentendo parlare per ore dello stesso argomento. Forse sono stato fortunato, ma ho avuto la sensazione di avere di fronte dei ragazzi svegli e dotati, pronti a recepire il messaggio.
Certo, ci sono stati anche dei momenti di divertimento, anche perché io sono una persona estroversa, e credo che la leggerezza siano una buona chiave per parlare con i giovani. Ho voluto che i ragazzi avessero la sensazione di avere di fronte un altro ragazzo, certamente più grande, ma non un adulto catechizzatore.
Esiste un modo per bere “con la testa”, fermandosi al momento giusto ed evitando alcune pratiche dannose. Mi riferisco all’evitare di bere dei drink improvvisati, mischiare i prodotti, bere amari e liquori zuccherini dopo cena.
I problemi principali sono questi: i giovani bevono male e non sanno quando devono fermarsi. Si sente di ragazzi molto giovani finiti in coma etilico, e non ricordo una serie di casi così frequente negli anni passati.
Purtroppo in Italia, ma credo un po’ ovunque, ci sono alcuni locali il cui unico obiettivo è l’incasso, quindi vendono indistintamente a tutti, e senza limiti. Io non servo da bere a persone alterate, ma anche a chi possa diventarlo. E’ una parte della professione del bartender, e l’esperienza aiuta a riconoscere anche questi dettagli.
Ho incontrato una risposta molto positiva dai ragazzi, i quali mi hanno fatto pervenire i loro ringraziamenti. Alcuni di essi hanno inserito le tematiche che abbiamo affrontato insieme nell’esame di maturità. A breve affronterò gli stessi argomenti con altre quattro classi.”
I bartender nelle scuole, un modello di consapevolezza replicabile
“Credo sia doveroso per noi bartender indirizzare i giovani verso una conoscenza consapevole degli alcolici. Non sono un educatore e neanche un medico, ma conosco molto bene le sostanza alcoliche e chi le usa.
Spero che molti colleghi sposino la causa, entrando in contatto con i giovani attraverso le scuole superiori. E’ un processo che richiede tempo e disponibilità, ma ci si può lavorare.
Mi auguro che questa iniziativa possa essere replicata anche in altre città, dove ci sono tanti colleghi di alto livello che potrebbero intervenire nella diffusione del messaggio. Sarebbe veramente positivo che i bartender si rivolgessero direttamente agli istituti, magari citando la mia esperienza come esempio.
E’ un modo per salvaguardare le vite dei giovani, ma anche per informarli sul bere bene e consapevolmente. Perché c’è una netta differenza tra bere e bere consapevolmente.”
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