Barman Diego Deu
Diego Deu è un giovane barman con una importante carriera alle spalle; oltre a dirigere il 2su2 di Legnano (Mi) si occupa di formazione, avendo insegnato in diversi corsi.
E’ freelance in numerosi eventi nel mondo dello spettacolo e della televisione, oltre ad aver partecipato a diverse competizioni a livello nazionale.
Incontro Diego dietro al banco del suo locale, nel centro cittadino di Legnano, centro di riferimento della movida della provincia milanese, durante un aperitivo.
Inizi e mondo del bar
Come hai iniziato e perché ti sei avvicinato al mondo del bar?
“Ho iniziato quasi per scherzo; un amico, che aveva un locale ben avviato da anni, mi ha chiesto se avessi potuto dare una mano e ho iniziato con una serata. La cosa mi è piaciuta e le serate sono diventate alcune così ho deciso di lasciare il mio lavoro da arredatore per fare il barman a tempo pieno.”
Come vedi il livello dei barman in Italia?
“Se consideriamo la cerchia delle persone che frequento, essendo nell’ambiente, il livello è abbastanza alto. Girando però nei bar e nei locali, soprattutto in periferia, trovo molti barman bravi ma che devono seguire delle direttive che non sono quelle che possono far emergere le qualità dei barman stessi.”
Come vedi il futuro del bar in Italia?
“Se si segue la direzione della professionalità, e quindi di una formazione professionale, seguire i corsi, partecipare ai seminari e, soprattutto, con l’impegno che sto osservando orami da tempo, potremmo ambire ad un ottimo livello, pur mantenendo, per il momento, una distanza considerevole rispetto ai livelli statunitensi. Consiglio vivamente la frequentazione di un corso, perché come in tutte le arti ed i mestieri si ha la necessità di una base formativa.
La sola passione non può bastare per l’avviamento di una carriera, si deve sapere di cosa si stia parlando; devi sapere perché stai facendo un Negroni piuttosto che un Margarita.”
Bartender e lavoro
Crisi: che tipo di possibilità offre il bartending?
“Anche il mondo del bartending, pur se in maniera minore, risente del fenomeno che conosciamo come crisi. Secondo me serve semplicemente un minimo di qualità in più, per far capire che il nostro lavoro non è solo servire da bere ma c’è alle spalle una più ampia cultura, oltre che una personale passione.
So di per certo che gli sbocchi lavorativi all’estero sono molto ampi; si parla molto della Svizzera perché li la nostra professione è molto valutata, oltre che ben retribuita. Inoltre in California e Florida un barman, a livello economico, è paragonabile ad un avvocato o a un medico.”
Per chi credi sia adatta la professione del barman?
“Sicuramente a persone estroverse, a cui piace stare in mezzo alla gente e a cui piaccia interagire. Non per forza nel mondo notturno perché il bartending non è fatto di sole discoteche, anzi, c’è ben altro. Si deve principalmente essere persone positive, perché chi arriva al bancone ci viene per dimenticare i suoi problemi e non per accollarsi quelli del bartender.
I clienti vanno accolti, come se stessero per entrare a casa propria e si deve cercare di dare loro qualcosa in più che da bere, e cioè dello svago, del buon umore.”
Conosci alcune barlady?
“Certamente, la mia fidanzata! Posso dirti che spesso sono sottovalutate rispetto ai barman per via dei soliti luoghi comuni. Ti assicuro che una barlady, se non avesse gli attributi, non salirebbe mai sul banco del mio locale.
Lavorando a diversi eventi nel mondo dello spettacolo, e quindi al di fuori del mio locale, ma anche insegnando in diversi corsi formativi, ho avuto modo di conoscere diverse barlady molto determinate, preparate e di un buon livello. Con questo per dirti che il mondo del bartending non è un campo solamente maschile.”
Consigli e conclusioni
Che consigli daresti a chi vuole avvicinarsi a questo mondo?
“Sicuramente approcciarsi al bartending con una base formativa, e quindi con un corso, perché la sola passione non basta. Sarebbero, al contrario, tutti capaci di afferrare una bottiglia, prendere un bicchiere con del ghiaccio e versare. Dietro a questo nostro mondo c’è molto e molto di più.”
I motivi per cui consigliare questa professione?
“Lo considero uno dei lavori più belli del mondo. Abbiamo la possibilità di fare quello che vogliamo, di giostrarci il lavoro a nostro piacimento, di poter provare, inventare e creare drink e routine. Chi lo considera solamente come un lavoro non ha tutte le carte in regola per essere un buon barman.”
Quale è il tuo cocktail preferito?
“In assoluto il Negroni, che ha anche una affascinante storia alle spalle. Nonostante sia uno di quei drink basici lo considero molto versatile e non solamente un aperitivo; anche se è un cocktail molto famoso non è facile però trovarlo ben bilanciato.”
Il tuo cocktail personalizzato per eccellenza?
“Una rivisitazione del Negroni (ovviamente) che ho presentato in una competizione, in cui la parte sweet, rappresentata dal vermouth, è sostituita da mirto home made, mentre la parte dry, caratterizzata dal gin, la vado a sostituire con una Sarpa, una grappa secca veneta piuttosto aromatizzata.”
Grazie Diego!
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