Barman e fine del rapporto di lavoro

La pensione del barman

Tra gli articoli del blog si trattano molti temi, da quelli più pratici sino alle questioni più teoriche, ma si tende ad evitare una questione inevitabile: la pensione. Anche tra gli artisti del bancone, instancabili dispensatori di cocktail e sorrisi, arriva il momento in cui appendere il jigger (o il metal pur) al chiodo.

La vita lavorativa del barman

Quella del barman è una professione unica, sotto molti aspetti. Ho già esposto quelle che considero delle caratteristiche che rendono il barman uno stile di vita piuttosto che un lavoro, per certi versi una grande bellezza. Diventare barman apre una lunga serie di possibilità, dall’ipotesi di una riqualifica lavorativa , all’opportunità di lavorare all’estero.

Il mestiere del barman è un viaggio, e come tale è definito da tappe, che per certi versi possono essere immaginate come le esperienze lavorative. Questa poesia moderna si scontra però, inevitabilmente, con alcune incombenze che ci riportano alla normalità.

Il dinamismo del barman, palesato anche dalla possibilità di cambiare sovente bancone, colloca il barman in quella condizione di dipendente o libero professionista che si ritrova a gestire molti rapporti di lavoro.

Al contrario dei molti lavoratori che in tutta la vita cambiano raramente posto di lavoro – sempre di meno – i barman “nomadi” si ritrovano in difficoltà allorché affrontino l’agognato tema della pensione. Che fare?

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L'esperto: il consulente

Silvia Gregori, consulente assicurativa e grande conoscitrice del mondo del bar, accorre in aiuto illustrando le difficoltà e donando alcuni preziosi consigli. Lunga vita ai barman!

L'intuizione

“Parlando con alcuni amici e conoscenti che lavorano nel settore del bar è emerso che la vita lavorativa del barman è lunga e spesso dipanata attraverso molte esperienze di lavoro e di gestori.

I motivi sono principalmente due: una notevole frequenza di cambio del luogo di lavoro e la stipula di contratti stagionali che di volta in volta vengono rinnovati. Trovandosi regolarmente a concludere i contratti di lavoro, i barman ricevono quindi anche il dovuto tfr con la stessa frequenza. Trattandosi di somme ben diverse dal tfr di un lavoratore più regolare, il “piccolo” tfr viene spesso speso insieme all’ultimo stipendio.

Quando si arriva ad un’età in cui si iniziano a tirare delle somme, molti barman si ritrovano ad avere accumulato poco o nulla, a differenza di altre figure professionali.”

La pensione

“La garanzia della pensione dei nostri predecessori, genitori e nonni, per le generazioni di barman (e qualsiasi altra professione) attualmente occupati è una chimera. Le casse dell’Inps sono in rosso e i contributi che ogni lavoratore versa servono per pagare le quote di chi è al momento in pensione: è un meccanismo che sta collassando. Chi andrà in pensione a breve si vedrà versare tra il 30% e il 40% degli ultimi stipendi, e la disparità è sconcertante.”

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Le soluzioni

“Le principali soluzioni sono due: il piano di accumulo e la previdenza complementare, noto come fondo pensione.

Il primo consiste nell’impegnarsi con un intermediario sottoscrivendo un piano di risparmio che prevede una somma mensile da versare per un periodo ben stabilito (10,15, 20 anni). La professionalità, la preparazione e il buon senso dell’intermediario nel proporre la soluzione adeguata al profilo del soggetto che ha di fronte sono fondamentali per costruire una relazione di valore che porti nel tempo massimi benefici all’individuo.

La seconda soluzione ha il vantaggio di evitare che il lavoratore devolva una parte del suo stipendio all’accumulo. Questa ipotesi prevede infatti che il denaro venga prelevato dal tfr mensile, quindi gestito dall’intermediario.

Il fondo pensione ha l’ulteriore vantaggio di avere una tassazione differente agevolata rispetto alla normale gestione del TFR, che non supera mai il 15% (e che nel caso di adesione in giovane età, può arrivare al 9%). Questo a differenza del range tra il 23% e il 43% legato all’aliquota irpef del lavoratore che sceglie di lasciare il tuo TFR in azienda’

La differenza è notevole, e si tramuta in migliaia di euro Che rimangono nelle tasche del lavoratore al momento del pensionamento.”

Il miglior compromesso

“Attivando il fondo pensione è possibile anche versare una quota a piacere scelta dal lavoratore, che sottrae una parte dello stipendio e rimpingua il TFR per il futuro.

La scelta dalla somma va ponderata secondo la capacità di risparmio del singolo individuo, e il consulente può consigliare in merito a questa scelta. Ovviamente anche l’età nella quale si aderisce influisce sulla scelta della somma da salvare.”

La scelta

“Se si intende compiere questa scelta è bene scegliere con oculatezza un intermediario affidabile. I miei consigli sono:

  • scegliere un’impresa che sia nel mercato da anni, e che sia quindi riconosciuta e riconoscibile
  • evitare le attività con forme societarie dubbie
  • controllare l’indice di solvibilità dell’intermediario (lo si trova facilmente su google)

E’ fondamentale scegliere un consulente preparato, che oltre ad inspirarci fiducia, si relazioni con noi in maniera chiara e trasparente dimostrando di tenere ai nostri interessi e di avere a cuore i nostri progetti di vita.

Purtroppo non sono in molti a parlare di queste possibilità, ed è un peccato. Aderendo ad un fondo pensione guadagnano tutti, anche il datore di lavoro che versa i contributi, perché paga meno tasse.”

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Il tema della pensione è certamente una questione da prendere in considerazione, soprattutto all’interno di un settore che non gode delle tutele di altre categorie lavorative. Il presente è qui ed ora, ma un occhio al futuro non guasta: salute!

Per approfondire il tema della pensione del barman puoi richiedere maggiori informazioni ai professionisti del settore.

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