Barman, uno psicologo senza laurea

Quello psicologo del barman!

Il barman è una professione molto ambita da svolgersi con la dovuta professionalità e passione. Esistono nel nostro immaginario collettivo delle associazioni mentali che portano a legare alcune peculiarità ad altrettanti soggetti.

Non si tratta di semplici luoghi comuni quanto associare delle peculiarità, principalmente fisiche ed estetiche, ad alcune categorie di persone. Tali caratteristiche sono, anche se probabilmente in minor maniera, anche comportamentali.

Il barman è uno di questi e non si sottrae a questa regola non scritta ma ben inculcata nella nostra società. Per la maggior parte delle persone il barman diventa così, oltre al professionista che ci prepara al buon bere, anche una persona capace di ascoltare. Una sorta di amico fidato che volentieri resta a sentire i nostri discorsi.

Vi assicuro che nessun barman decide di essere il confidente della clientela ma vi garantisco anche che non esiste barman che si sottragga a tale compito.

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Il rapporto barman – cliente

Ci sono due aspetti che forse si tende a non analizzare, ma che sono importanti per capire i meccanismi che regolano il rapporto barman – cliente:

  • il cliente affronta il barman in maniera molto rilassata (a parte le usuali ma fortunatamente rare eccezioni) mettendosi quasi nelle mani di chi trova dietro al banco. Ci si affida completamente alle capacità lavorative ed eventualmente ai consigli. Il barman viene visto come una figura seria ed amichevole e, accostandosi al banco, si perde quella corazza dovuta al normale pregiudizio verso le persone che non si conoscono in genere;
  • chiunque entri in un locale lo fa per bere qualcosa, nella maggior parte dei casi un aperitivo o un cocktail che molto probabilmente contiene degli alcolici. E’ proprio quest’ultimo che notoriamente rilassa i nervi e invita inesorabilmente le persone ad aprirsi e rendersi più disponibili al dialogo.

Un buon barman diventa quindi un buon confidente e, perché no, anche un amico da incontrare al di fuori dell’ambiente di lavoro. Essendo una persona a cui si confessano delle questioni personali è dovere di un buon professionista non rivelare a nessuno i segreti che a loro volta vengono rivelati ad esso.

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Piccole accortezze

Il barman che spettegola non è innanzitutto un buon barman, e probabilmente una buona persona. Prima o dopo verrebbe comunque capito dalla clientela che non ci si può fidare, con i conseguenti e inevitabili danni di immagini per la persona e per l’esercizio nel quale si lavora, oltre che economici.

Un buon barman non deve però essere un ascoltatore inerme, facendo credere che l’intenzione per la quale stia scoltando sia puramente l’evitare di indispettire o offendere un cliente pagante: in un dialogo ci si confronta e si discute per cui è sempre onesto ed apprezzato conoscere l’opinione di chi stia ascoltando.

Attenzione però ad essere troppo drastici e definitivi: ciò potrebbe risultare anche offensivo. Il comportamento ideale del buon barman induce a dare consigli in maniera “democratica” e civile, evitando opinioni estreme ed eccessive.

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Notoriamente al banco si discute di lavoro, di affetti, di famiglia: gli argomenti più trattati riguardano i problemi di cuore, i litigi all’interno di una coppia, i problemi lavorativi ma si discute anche di sogni o progetti futuri.

Ci sono avventori che desiderano solo che chiacchierare e che volentieri si recano al locale da soli, con il solo scopo di comunicare. Per questo motivi un barman diventa il punto di riferimento del locale, il collante che lega la clientela e al quale ci si affida e ci si confida. Conosco più di un barman che, grazie a queste doti, è stato fautore della creazione di coppie e di famiglie!

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