Proibizionismo, Speakeasy, Gangster e Cocktail
I cocktail criminali sono quei drink nati, o comunque dedicati, in un periodo storico ben preciso, nei primi decenni del ventesimo secolo, localizzato negli Stati Uniti d’America.
Tale periodo coincise con due eventi sociali molto importanti, i quali cambiarono alcuni aspetti di quello che si apprestava a divenire il paese più importante del pianeta, non solo a livello politico ed economico, ma anche, e soprattutto, per quanto riguarda il lancio di mode, invenzioni, status ecc ecc.
L’epoca, tra gli anni ’20 e ’30, vide il proliferare degli affari dei gangster italoamericani, i quali imperversavano nelle strade delle grandi città; nello stesso periodo fù attivato il famoso processo del proibizionismo, con il bando degli alcolici e quindi il divieto assoluto di bere bevande alcoliche.
Il proibizionismo
Il proibizionismo nacque però molto prima, quando le cosidette “società di temperanza” di matrice politica e religiosa, di natura fortemente moralista, predicavano il bando di alcol, del gioco d’azzardo ed erano a favore di una totale castità di costumi.
In particolare l’alcol, senza una necessaria presa di coscienza inerente al suo abuso, portava a gravi conseguenze nella collettività, soprattutto in quel tessuto sociale caratterizzato da povertà e criminalità.
Succesivamente il consumo di alcol fu soggetto a speculazioni commerciali, dato che i magnati dell’epoca, tra i quali i famosi John D. Rockefeller ed Henry Ford, lo consideravano una causa di assenteismo e di carenze sul lavoro, oltre che un modo in cui spendere denaro altrimenti destinato ai prodotti generati dalle fabbriche degli stessi industriali.
Il 16 gennaio 1920 entrò in vigore l’emendamento che sanciva il divieto della produzione, vendita e consumo di alcol, con il conseguente proliferare del fenomeno del contrabbando, che facevano entrare nelle case dei gangster milioni di dollari: dopo il divieto il prezzo degli alcolici schizzò alle stelle, decuplicando il proprio costo al dettaglio.
Il mercato nero veniva anche sostenuto dai laboratori clandestini, in cui venivano distillati dei whiskey mediocri, dei liquori di scarsa qualità e della birra.
Gli Speakeasy
Alcune rivendite comuni si arrischiavano a tenere sotto banco poche bottiglie di alcolici, vendendole solo a persone di fiducia: a fronte del rischio potevano però contare su un prezzo elevatissimo per ogni bottiglia, andando a mitigare i dubbi dei proprietari.
Queste rivendite furono precursori dei locali illegali in cui si poteva consumare l’alcol, e cioè i famosi Speakeasy; il fenomeno si allargò a macchia d’olio, tanto che si potevano contare più di trentamila Speakeasy nella sola New York City.
Il termine deriva dall’espressione anglofona “Parla piano”: secondo la leggenda questa frase fu sussurrata da Kate Hester, gestore di un saloon a McKeesport, Pennsylvania, per richiamare l’attenzione dei propri clienti a non fare chiasso e a non attirare quindi l’attenzione delle autorità.
I Gangster
Gli imprenditori del tempo, tra i quali i già citati John D. Rockefeller ed Henry Ford, speravano di fare affari migliori, ma in questo modo contribuirono ad arricchire i più grandi gangster dell’epoca, rendendoli vere icone dei tempi che furono, ed in alcuni casi regalando loro una gloria immortale.
Al Capone, Lucky Luciano, e Dutch Schultz furono tra i più famosi gangster ad occuparsi della vendita illegale degli alcolici ed all’espandersi degli Speakeasy, tanto che i locali si trasformavano spesso nei veri e propri uffici dei gangster, che divennero ben presto molto riconoscibili per via di alcuni clichè come l’uso di abiti costosi, lo sfoggio di gioielli e di armi da fuoco.
In questo clima sociale l’uso di alcol restava dunque al centro del fermento della vita extra lavorativa e familiare: se da un lato si era creato maggiore movimento, a causa dell’uso di consumare alcol negli Speakeasy piuttosto che in abitazioni private, sicuramente più complicato, d’altro canto non si poteva certo avere la pretesa di poter bere distillati e liquori di qualità.
Probabilmente, quando gli alcolici non derivavano dal contrabbando, la produzione locale illegale non badava molto alla qualità, quanto alla possibilità di avere enormi guadagni, a fronte di una spesa bassa ma di alti rischi.
I cocktail
I cocktail criminali sono probabilmente legati al fascino dei tempi, ultimamente largamente riveriti, e alla volontà di rendere omaggio ai protagonisti dell’epoca.
I tre drink sono Godfather, Godmother e French Connection ed hanno in comune, a parte le curiosità legate alla storia e alle tradizioni, delle peculiarità:
- sono preaprati in un bicchiere old-fashioned;
- vengono serviti on the rocks;
- la ricetta prevede l’uso di un distillato ed un liquore;
- le dosi di distillato e liquore sono identiche;
- la parte del liquore viene fornita dall’Amaretto;
- sono cocktail ufficiali Iba nella categoria Contemporary Classics
In sostanza differiscono tra loro per il tipo di distillato: Scotch, Vodka e Cognac.
Le tre ricette ufficiali, direttamente dal ricettario ufficiale della Iba, prevedono:
- Godfather
3,5cl – 1 1/4 oz Scotch
3,5cl – 1 1/4 oz Amaretto - Godmother
3,5cl – 1 1/4 oz Vodka
3,5cl – 1 1/4 oz Amaretto - French Connection
3,5cl – 1 1/4 oz Cognac
3,5cl – 1 1/4 oz Amaretto
Versare gli ingredienti nell’old-fashioned con ghiaccio e mescolare lentamente.
Il Godfather, dato il proprio nome di battesimo, è strettamente legato alla figura del padrino in generale, ma molto probabilmente anche al protagonista del romanzo best seller “Il padrino”, dello scrittore di origini campane Mario Puzo.
L’omonimo film tratto dal romanzo, vincitore di tre premi Oscar, rilanciò la carriera del celebre attore Marlon Brando (che vinse il premio come miglior attore protagonista) il quale era un noto amante del drink composto da Scotch e Amaretto.
Secondo un’altra ricostruzione il cocktail, grazie anche all’italianissimo Amaretto, è un omaggio alle leggendarie figure dei gangster italo americani che facevano affari durante l’era del proibizionsimo, in particolare Al Capone, e Jackie D’amico, che divenne famoso nei decenni successivi: entrambi erano noti per le frequenti apparizioni nei locali notturni statunitensi.
Il Godmother è la versione più immediata del Godfather, e deve il proprio nome principalmente dal fatto che il drink è una versione più soft, come sapore e contenuto, e quindi più adatta ad un pubblico femminile.
Sembra che il cocktail, in linea con il Godfather, sia un velato omaggio alle cosidette “donne d’onore”, e cioè le mogli dei gangster e boss mafiosi che venivano temporaneamente o definitivamente incarcerati. In quei casi le donne d’onore reggevano le sorti del clan, divenendo a tutti gli effetti dei “capo”; in alcuni casi si occupavano anche di effettuare delle vendette, in particolare per conto dei mariti.
Il French Connection è la risposta francese ai “criminali” italoamericani; il drink nacque tra gli anni 50 e 60, probabilmente da una riunione (connessione) di barman francesi.
La leggenda lo include però nella trilogia dei cocktail criminali perchè esiste una teoria secondo la quale il drink fu elaborato negli anni in cui la French Connection, e cioè una famosa e potente organizzazione criminale corso-marsigliese, imperversava tra Europa e Stati Uniti con un florido mercato dell’eroina.
In ogni caso, esempi negativi ma ricchi di fascino.