L’ultima frontiera del bar: i cocktail respirabili

bompas parrIl mondo del bartending, così come tutti quei settori in cui si operi con creatività e passione, è dedito a innovazioni e cambiamenti che mantengono il settore sempre vivo.

Spesso, e soprattutto ultimamente, le novità portano ad una inevitabile divisione tra due schiere ben distinte, che prendono decise posizioni in merito alle nuove tecniche e tendenze: più semplicemente si assiste al dissenso di una fazione, che giudica la novità in questione negativamente, ed al consenso di un’altra, che reagisce con entusiasmo all’introduzione dell’innovazione.

E’ lecito attendersi che le opinioni siano perfettamente antitetiche, senza necessariamente che si assista ad uno scenario in cui la “vecchia scuola” sia contraria e la “nuova” favorevole: non è questione di stili e metodi, quanto di semplici punti di vista.

Un’importante innovazione che ha sconvolto il mondo del bar è stata l’introduzione della Molecular Mixology, sviluppatasi a seguito della gastronomia molecolare, e cioè l’insieme delle pratiche che studiano le trasformazioni degli alimenti durante le loro preparazioni.

molecular mixologyLa gastronomia molecolare, nata negli anni 90, ha come interprete più noto lo chef spagnolo Ferran Adrià, il quale ha reclamizzato molto tale tipologia di cucina, suscitando molto clamore.

Nella Molecular Mixology i drink sono realizzati modificando la struttura degli ingredienti grazie a reazioni molecolari e gelificazioni.

In Italia esistono alcuni ottimi interpreti di tale arte, con locali che possono vantare lunghe code all’ingresso: Nottigham Forest, B:Free, Davai, Shake Club sono alcuni di essi.

Un’altra innovazione nel mondo del bar si è verificata con la diffusione della moderna Mixology, la quale prevede l’ingresso delle tecniche in uso in cucina applicate alla preparazione dei drink, tramutando gli interpreti in barchef.

La Mixology ha suscitato, e suscita tutt’ora, un dibattito molto vivace e mai sopito tra chi giudica le tecniche dei mixologist troppo ardite e a chi invece ritiene positivo il cambiamento, creando un nuovo fermento ed una ondata di aria nuova intorno al settore.

Non si intende ritornare sulla questione, già affrontata e trattabile altrove, bensì introdurre una novità che supera le odierne frontiere del bartending: i cocktail respirabili.

Tale novità non è da considerarsi una vera e propria tecnica che sconvolgerà usi e metodologie lavorative nel mondo del bar, quanto un esperimento ben riuscito ma che difficilmente prenderà piede, in quanto non facilmente realizzabile e, probabilmente, senza che esista un reale intento in questa direzione.

bompas parrSam Bompas ed Harry Parr, anche noti come Jellymongers, sono due giovani londinesi che hanno rivoluzionato la food art britannica grazie alle loro creazioni di gelatina, iniziando nel 2007 con servizi di catering basati sulla elaborazione di budini per ogni tipo di eventi.

Nel 2008 diventano un vero e proprio fenomeno mondiale, creando architetture con i loro ingredienti; da lì in poi danno libero sfogo al loro geniale senso creativo, realizzando tra l’altro antichi paesaggi londinesi con biscotti allo zenzero, fuochi artificiali alla frutta, coni gelati illuminati, labirinti in cui orientarsi con l’olfatto, nonchè il progetto di un museo del cibo a Londra.

Ma non si fermano al cibo…

All’interno di un antico monastero, vicino alla più antica cattedrale gotica della capitale inglese, è possibile partecipare alla Alcoholic Architecture, esperienza multi sensoriale che prevede l’assimilazione di drink vaporizzati ed immessi nell’atmosfera, in modo che i cocktail vengano “digeriti” da pelle, occhi, polmoni.

L’esperienza prevede anche un menù, consultabile direttamente sul sito della Alcoholic Architecture; il costo oscilla tra le 10 e le 12,5 sterline, a seconda del tipo di serata.

Sam Bompas, a tal proposito, spiega la loro ultima follia:

ginAbbiamo creato un cocktail respirabile. Abbiamo vaporizzato gin tonic in modo da creare una nuvola alcolica che riempisse un edificio. Basta trattenersi per una quarantina di minuti e ci si sente come dopo un cocktail di quelli forti.

Se si vaporizzano superalcolici, si ottiene una nuvola estremamente infiammabile, perciò ci siamo messi in contatto con un grande esperto di esplosivi chimici e gli abbiamo chiesto di collaborare al progetto.

Non avevamo messo in conto di dover pagare una consulenza di questo tipo, ma per fortuna l’idea gli sembrava divertente e ha accettato di rispondere alla domanda “quale è la quantità massima di alcol vaporizzabile senza che sussita il rischio di esplosione?”

Con un pò di impegno si riesce sempre a rintracciare la persona giusta a cui rivolgersi, perchè c’è sempre qualcuno che ne sa più di noi. Basta cercarlo.”

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