La trinità dei cocktail, secondo…
Il Tre è un numero carico di significato e di fascino, adottato da correnti di pensiero, religioni, movimenti e in numerose altre occasioni. Senza scomodare la più celebre Trinità o la simbologia mistica, il 3 sembra un buon numero anche per stilare una classifica o una scala di valori: non sono forse 3 i gradini del podio, sia esso materiale o figurato?
Accostando il significato di numero dedicato a identificare una classifica, in molti si ritrovano a elaborare terni di termini per identificare un valore. Con la stessa considerazione, potrebbe George Jean Nathan aver stilato la sua personale Trinità dei Cocktail? Probabilmente no, ma può essere un buon (e fantasioso) aggancio per presentare un trio di cocktail che rappresentano l’eccellenza della miscelazione mondiale.
George Jean Nathan
George, Jean e Nathan: per gli appassionati della miscelazione, questo Trio di nomi potrebbe non ricordare nulla: George Jean Nathan è stato un critico teatrale attivo nella prima metà del Novecento, probabilmente la figura mondiale più importante della critica contemporanea.
Se il teatro è cambiato di recente con il mutare della società, assumendo un ruolo più elitario me meno centrale, nel Novecento – secolo privo degli attuali e massivi media, almeno nella sua prima metà – era al centro della vita sociale.
La figura del critico teatrale era dunque di grande rilevanza nella descrizione dei costumi e della cultura: pur evitando di paragonare il critico ad una figura odierna, possiamo immaginare quale potesse essere l‘autorità e il peso delle parole attribuite al più grande critico teatrale del secolo.
Per consolidare l’importanza di George Jean Nathan è sufficiente ricordare che tutt’ora, ad oltre 60 anni dopo la sua scomparsa, gli standard adottati dal critico sono ancora ritenuti fondamentali.
La Top Three
Il critico statunitense riuscì ad imporre il proprio pensiero anche fuori dal mondo teatrale: la sua frase Only drink to make other people seem interesting rimane tra gli aforismi più citati del pianeta cocktail, argomento di cui aveva una precisa opinione e una buona conoscenza.
Secondo George sono tre i drink che meritano di restare nell’Olimpo della miscelazione contemporanea: Old Fashioned, Dry Martini e Manhattan.
Consideriamo i dettagli storici: Nathan visse l’epoca della golden age della miscelazione, il proibizionismo e la seguente rinascita del bartending. Inoltre, l’ambiente del costume e della società, di cui il teatro fa parte, è un mondo in cui i ricevimenti sono (erano) all’ordine del giorno.
La sensibilità e l’acume di Nathan hanno fatto il resto, rendendo il critico americano un intenditori di drink.
Certamente George Jean Nathan non visse i periodi successivi della miscelazione, la nascita dell’IBA e le codifiche dei cocktail internazionali: ma siamo sicuri che, se fosse vissuto sino ad oggi, avrebbe preferito altri drink?
La Trinità secondo Nathan
Per rendere omaggio al celebre critico, queste le ricette dei Tre Prediletti:
Dry Martini
- 60 ml Gin
- 10 ml Dry Vermouth
Versare tutti gli ingredienti nel mixing glass con ghiaccio. Mescolare bene. Filtrare in un bicchiere da cocktail ghiacciato. Spremere l’olio dalla scorza di limone o guarnire con olive verdi (se richiesto).
Manhattan
- 50 ml Rye Whiskey
- 20 ml Sweet Red Vermouth
- 1 dash Angostura Bitters
Versare tutti gli ingredienti nel mixing glass con ghiaccio. Mescolare bene. Filtrare in una coppa da cocktail ghiacciata. Guarnire con una ciliegina.
Old Fashioned
- 45 ml Bourbon or Rye Whiskey
- 1 Sugar Cube
- Dashes Angostura Bitters
- Dashes Plain Water
Inserire la zolletta di zucchero nel bicchiere old fashioned e saturare con il bitter, aggiungere qualche goccia di acqua naturale. Pestare fino a quando non si scioglie. Riempire il bicchiere con ghiaccio e aggiungere il whisky. Mescolare delicatamente. Guarnire con una fetta o una scorza d’arancia e una ciliegina da cocktail.
L’ordine? Rigorosamente alfabetico…a te la scelta di stilare la classifica!
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