Rum e pirati, tra storia e leggenda
Rum e pirati hanno formato un binomio esemplare che rientra tutt’ora nell’immaginario collettivo. Il distillato della canna da zucchero – nato all’epoca dei grandi imperi coloniali che solcavano i mari alla ricerca di nuovi territori e ricchezze – ha accompagnato le scorribande marinare rese celebre da centinaia di storie, romanzi e film.
La figura del pirata ebbro di rum non è molto distante dalla realtà dei fatti occorsi nei mari di mezzo mondo, significativamente nel Mar dei Caraibi e nel sud est asiatico.
I predoni dei mari – specialmente tra il XVII e XVIII secolo – imperversavano, corroborati dal rum che li rendeva più audaci e violenti. Per lo stesso motivo sulla flotta della Royal Navy venivano imbarcate botti di rum che rientravano nella razione quotidiana dei marinai britannici, tradizione sopravvissuta per più di secoli e cessata solo nel recente 1970 per mezzo del Black Tot Day.
Se la caratteristica di fornire ulteriore “energia” pare verosimile, è anche ipotizzabile che il rum, a differenza dell’acqua, si adattasse meglio alle condizioni igieniche di qualsiasi vascello del 1600 in navigazione per interi mesi.
Pirati!
Il legame tra rum e pirati è molto di più che una leggenda. I pirati più celebri – Barbanera, Capitan Morgan, William Kidd – sono stati immortalati nelle storie e cronache sempre con il rum.
Il bizzarro e leggendario Barbanera era noto per trangugiare enormi quantità di rum, e che avesse ben pochi rivali in questa particolare abilità. La sua peculiare miscela di rum e polvere da sparo – che incendiava poco prima di bere – fu un suo tratto caratteristico. Il solido legame che ebbe con il rum e l’alcol in genere durò fin dopo la sua morte. Sembra infatti che il suo teschio – adornato con placche d’argento – venne utilizzato come punch bowl per i rum punch serviti alla taverna Raleigh Tavern di Williamsburg, dopo che venne sconfitto e ucciso in battaglia.
Fu una sostanziosa bevuta di rum l’atto finale della vita del pirata scozzese William Kidd, compiuta poco prima della sua impiccagione. Anche il celebre corsaro britannico nutriva una forte passione per il distillato della canna da zucchero.
Al Capitano Morgan – al secolo Henry Morgan, pirata e ammiraglio gallese – si ispirarono i vertici della Seagram Ltd quando lanciarono sul mercato la linea di rum Captain Morgan, che risulta attualmente una delle bevande alcoliche più vendute nel mondo.
L'isola del tesoro
Il grande scrittore scozzese Robert Louis Stevenson immortalò i pirati nel celebre romanzo Treasure Island (“L’isola del tesoro”) contribuendo a delineare l’immagine attuale dei pirati, con tanto di rum al seguito.
Tra le storie che compongono il romanzo è ricorrente il canto piratesco che inizia così:
Fifteen men on the dead man’s chest— Yo-ho-ho, and a bottle of rum! Drink and the devil had done for the rest— Yo-ho-ho, and a bottle of rum!
Pirati contemporanei
Tra le canzoni marinaresche più recenti è celebre quella che inizia con il verso:
Pirati corsari e gran bucanieri, beviamoci su
intonato da Jack Sparrow. Anche il più celebre tra i moderni pirati cinematografici, interpretato (e in parte ideato) dall’attore Johnny Depp, dimostra tutto il suo amore per il rum.
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