Angostura, nella botte piccola…

In ogni console da barman che si rispetti c’è una bottiglia che non può mancare perché non ammette sostituti degni di essa: l’Angostura Bitters. L’Angostura è imprescindibile in ogni station perché è allo stesso tempo marca e prodotto dello stesso ingrediente. Il distillato Angostura è prodotto dalla azienda Angostura e senza di esso non è possibile preparare alcuni cocktail che prevedono questo ingrediente molto particolare nel mondo barman.

Cerchiamo di dipanare la questione e fare la conoscenza dell’Angostura. Essa è un bitter aromatizzato dal colore bruno e dal sapore amarognolo che viene utilizzato in piccole quantità nel servizio di alcuni cocktail e come aggiunta creativa per altri drink, in particolare nella preparazione dei pre dinner.

angostura

La ricetta base dell’Angostura è stata creata e perfezionata quasi due secoli orsono ed è tuttora secretata in quattro cassette di sicurezza appartenenti ai quattro eletti che ne conoscono la formula. La sua storia ha il sapore della leggenda di altri tempi.

Fu un medico tedesco, aggregatosi in America Latina nelle truppe del generale Bolivar (patriota e liberatore che contribuì all’indipendenza di sei repubbliche sud e centro americane e fu presidente di quattro di esse) che in quattro anni di ricerche mise a punto un tonico in grado di risolvere i fastidi dei soldati e a donar loro una maggiore salute.

L’Angostura divenne talmente popolare che successivamente venne messo in vendita ed esportato dai marinai verso il vecchio continente, fatto decisivo nella popolarità del bitter che raggiunse e conquistò l’ Europa. L’azienda divenne leader nel settore e spostò la produzione a Trinidad, a causa di tensioni politiche nella vecchia sede dell’allora Angostura (oggi Ciudad Bolivar) da cui prese evidentemente il nome. Tuttora l’azienda è in mano ai discendenti del dottor Siegert (questo il nome del medico tedesco) che sono i soli a conoscerne la formula segreta.

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Pare che l’Angostura venga prodotto dall’infusione nel rum di almeno dodici tra erbe e spezie tropicali tra le quali pare siano preponderanti la genziana, i chiodi di garofano e il cardamomo: il tempo di produzione è di circa tre mesi. Ha una percentuale di volume alcolico molto elevata che raggiunge il 45% , più precisamente 44,7% in Europa e 45% in America, ed è per questo, oltre che per il sapore molto incisivo, che viene utilizzata in piccole dosi.

L’Angostura è un ingrediente basilare nella preparazione del famoso Manhattan nel quale viene aggiunta una sola goccia stemperata nel Rye Whiskey e nel Vermouth. Viene anche abbinata ad altri distillati, quali gin, rum o vodka, per donare un tocco amaricante, ed è notoriamente utilizzata in alcune versioni particolari di famosi cocktail quali la versione cubana del Mojito o nella ricetta del Negroni sbagliato. In realtà la prima volta che fu utilizzata nella miscelazione di un cocktail fu nella seconda metà del diciannovesimo secolo e cioè poco dopo che sbarcò a Londra dove divenne ingrediente del Pink Gin insieme al gin e all’acqua ghiacciata.

Per le sue particolari qualità aromatiche l’Angostura viene anche utilizzata in cucina nella preparazioni di carni e pesci, soprattutto per quanto riguarda le ricette che prevedono i crostacei. Viene oltre a ciò utilizzata nella preparazione di salse ed in numerosi altri piatti nelle cucine caraibiche, da dove essa proviene. L’Angostura è difficilmente confondibile con altri distillati ed alcolici in genere perché viene commerciata in una bottiglia molto piccola da 200 e 230 ml; la sua peculiarità principale è costituita dall’etichetta nella quale tutto il corpo della bottiglia è totalmente avvolto.

angostura etichettaL’etichetta dell’Angostura è infatti sovradimensionata per cui la parte superiore di essa fuoriesce in altezza dal corpo del contenitore: inoltre a prima vista può ricordare gli antichi elisir ottocenteschi, venduti come rimedi per ogni male; sia per la forma che per il carattere utilizzato tanto che può facilmente essere scambiato per un medicinale.

Tutto ciò è dovuto al fatto, leggenda o meno, che la tipografia che ricevette la prima commessa delle stampe delle etichette sbaglio le misure, abbondando in eccesso. L’azienda decise di applicare ugualmente le etichette, forse per economizzare, e cioè contribuì a decretarne il successo commerciale tanto che quella stessa etichetta è arrivata sino ai nostri giorni. La conferma che uno sbaglio può divenire fortuna.

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