Lo Spritz è divenuto in breve tempo un classico drink da aperitivo, acquisendo ben presto una fama enorme, soprattutto tra i “non addetti” ai lavori.
Il motivo dell’espansione dello Spritz è dovuto principalmente alla forte spinta in direzione del marketing promossa dalla Campari Group, proprietaria del celebre marchio Aperol fondato dai fratelli Barbieri, ingrediente base dell’aperitivo.
Le caratteristiche dello Spritz hanno poi contribuito al diffondersi tra i consumatori medi, occasionali e non: il sapore, la percentuale di volume alcolico, la bevibilità e la struttura.
Non si deve dimenticare però l’origine del drink, il quale nasce nel triveneto come aperitivo popolare; è facile presumere che, essendo una bevanda di grande diffusione e di modeste origini, e quindi accessibile, debba essere venduto ad un prezzo altrettanto avvicinabile.
Da questi presupposti, parallelamente alla diffusione capillare dello Spritz, è nato un aspro dibattito tra gli amanti del drink e da chi ne contesta la fama, mistificata dall’azione pubblicitaria.
I sostenitori dello Spritz osservano che:
- lo spritz ha ridato vivacità al fenomeno dell’aperitivo, il quale era in lento declino;
- lo spritz è un buon drink, non troppo alcolico ne troppo strutturato, adatto ad una bevuta “facile”;
- lo spritz è preparato con ingredienti nazionali e quindi rivitalizza i prodotti nostrani;
- lo spritz ha contribuito a tenere viva una tradizione tipica locale;
- lo spritz e la sua diffusione hanno portato una buona parte della clientela, prima avezza solamente a birre o a vini, ad avvicinarsi al mondo dei cocktail.
I detrattori contestano invece che:
- lo spritz è normalmente prodotto con ingredienti “poveri” ed è ingiusto proporlo ad una cifra superiore, simile ad aperitivi più “complessi” come un Negroni;
- lo spritz deve la propria diffusione ad un processo modaiolo e porta il livello medio in materia di drink verso il basso;
- lo spritz viene erroneamente scambiato per “l’aperitivo per eccellenza”, negando il giusto ruolo a drink più nobili;
- lo spritz è prodotto con ingredienti di qualità media, impedendo l’evoluzione e l’affinamento del gusto della clientela;
- lo spritz è la negazione della professionalità del barman, “costretto” dalle richieste degli avventori a non riuscire a proporre cultura in materia di drink.
E’ logico che tutte queste ipotesi sono da considerarsi generaliste: nella maggior parte dei casi è il barman, o il proprietario del locale, a cercare di creare il proprio target in materia di clientela e di proposta.
Coloro i quali siano a favore della diffusione delo spritz possono puntare a sponsorizzare il drink, ed eventualmente a proporne versioni inedite ed orginali: dallo spritz bianco in poi sono già numerosi i twist proposti.
Per chi invece punti su una clientela più esigente e preferisca il diffondersi di un altro genere di bere, non resta che imporsi in una proposta differente, magari aggiustando la propria drink list in maniera logica alle proprie aspettative.
In ogni caso non si può levare il merito allo spritz di avere avvicinato al banco persone prima indifferenti al fascino della miscelazione, magari introducendole ad un beverage sempre più esigente; d’altro canto dobbiamo porgere una mano sulla spalla ai colleghi che, in alcuni momenti della propria giornata, e magari dopo avere investito una fortuna in corsi, master e seminari, si ritrovino coinvolti in un infernale loop armati di aperol e prosecco.
Dopotutto, non dimentichiamolo, nei 77 cocktail che compongono la lista ufficiale dei cocktail internazionali, sotto la categoria dei New Era Drinks c’è proprio lo Spritz Veneziano.